martedì 16 luglio 2019

UNA CULTURA MOSTRUOSA

Il pavone nel prato ben curato della scuola paritaria, gli eroici giardinieri albanesi nei 35 °C del campo sportivo della scuola pubblica, mentre al di qua delle finestre va in scena la Maturità 2019, che forse passerà alla storia come “quella delle buste”. I “Millennials” veri e propri, quest’anno sono di scena loro, ragazzi e ragazze della classe 2000, si lanciano più o meno leggiadri in arditi collegamenti fra le materie, come vuole la nuova formula della prova orale, ma ciò che vedo fuori mi ricorda troppo la frase attribuita a San Tommaso d’Aquino: “Questa è una mela, chi non è d’accordo può andare via”. Eh no, caro Padre Tommaso! Questa ormai “è una mela” solo se è “biologica”, ecosostenibile, a km zero… altrimenti non è una mela ma un’arma ostile.

Anche i millennials ne sembrano convinti, ripetono i dubbi e gli arzigogoli appresi negli anni da maestri simpatici, competenti, ma altrettanto convinti nell’insegnare a ignorare le mele, per concentrarsi sui buchi dei vermi, l’unica realtà degna di essere considerata e studiata.



Un’altra ragazza bravina, candidata al “100”, ha appena terminato l’ennesima via crucis fra nichilismo e crisi delle certezze, dopo aver pescato dalla mitica “busta” non so se una foto del fungo atomico o qualche deprimente pensiero novecentesco, si alza, sfodera la sua “chiavetta” e ci proietta la presentazione delle esperienze di “Alternanza Scuola-Lavoro”: constato che non è ancora morta schiantata dalla crisi delle certezze e mi sfugge un: “Oh, finalmente!” Più tardi un bravo ragazzo dall’aspetto vagamente jovanottiano presenta la sua esperienza dello scorso anno in Burundi, col papà ed altri amici, a fare un rilievo topografico: ah, che risorsa la famiglia (per chi ce l’ha…)!
Una pausa, il tempo di invitare il jovanottino a non smarrire quella strada e di incoraggiare due ragazze penalizzate dagli scritti ad andare oltre il numerino che vedranno sul tabellone: non sarà certo valutata lì  la ricchezza interiore che hanno dimostrato nell’illustrare le esperienze svolte (lacrime al ricordo del reparto di Oncologia, fiducia nella giustizia - beata lei! – e conseguente scelta universitaria…)



Quindi è un diabolico slalom al contrario questo che “somministriamo” ai liceali: andare a incocciare tutti i “pali” che il Nulla ha posto sulla strada dell’Umanità prima ancora di averla assaporata, quella strada. O forse è come bromuro, gli diamo un sedativo velenoso per l’anima: “Non ne vale la pena, è tutta una finzione, concentrati sui particolari e trova soddisfazione in quelli” … Dativo, non ablativo… funzione continua, ma non derivabile… il latino del Vangelo non val la pena, tanto gli originali sono in greco… meglio studiare le porcate di Petronio che la redenzione di Agostino…

Poi la vita c’è, per fortuna, ma è tutta fuori. Resterà sempre, però, su ciò che “non abbiamo visto in classe” il marchio  di meno vero, con un grado inferiore di esistenza nel grande quadro della Cultura. Una cultura mostruosa.